Oltre settanta persone hanno partecipato al convegno «Indagare la realtà, l’inchiesta sociale tra stereotipi e cambiamenti» che ha avuto luogo ieri, 24 febbraio 2011, presso la sala Anziani del municipio a Padova.
Tre ore di fitto dibattito che ha calamitato l’attenzione di un pubblico composito e partecipe, ha segnato il buon avvio del Laboratorio per l’inchiesta sociale ed economica [Lies], un progetto culturale che pone l’inchiesta come tema generatore di una nuova cittadinanza: critica e responsabile.
Ora in programma ci sono otto incontri che compongono un percorso di formazione a cui avranno accesso 25 persone – delegati sindacali, studenti, giornalisti, operatori del sociale – selezionate visto le molte domande giunte in queste settimane alla segreteria di Lies.
Il convegno è stata un’occasione per mettere a punto il significato del fare inchiesta vista l’esigenza dei promotori di Lies – le riviste Carta e Lo Straniero e l’associazione studenti universitari – di mettere a punto un processo esigente in cui l’inchiesta sia un processo di conoscenza in grado di incidere nell’assetto sociale dominante.
Determinante l’appoggio convinto della Cgil di Padova che con il segretario Andrea Castagna ha sostenuto fin dall’inizio il progetto.
L’inchiesta dovrà nutrirsi di metodi consolidati per non cedere all’approssimazione, come ha sottolineato Gianfranco Bettin, e non deve cedere alla seduzione di una «narrazione» che oscura i dati di realtà che l’inchiesta stessa riesce a mettere in luce.
L’inchiesta d’altronde dovrà nutrirsi del coinvolgimento dei soggetti “inchiestati” che nello stesso procedere dell’inchiesta troveranno occasione per rinsaldare legami significativi, come ha proposto Barbara Di Tommaso.
La pratica dell’inchiesta affonda le radici nella storia del movimento operaio, ha ricordato Luca Pes, e ora deve trovare linfa e significato in un mondo che ha perso le coordinate, ma in cui non rinunciare al desiderio della sua trasformabilità – ha invitato il filosofo Adone Brandalise – denunciando la colpevole svalutazione del lavoro intellettuale in Italia, senza il quale non è possibile l’articolazione di credibili scenari di futuro.
Ed è sulle ceneri di trent’anni di conformismo che occorre approntare, attraverso l’inchiesta, gli strumenti di un rivolgimento antropologico – ha sottolineato Giuliano Santoro di Carta – che ridia responsabilità ai soggetti.
D’altronde non potrà che essere etica politica la tensione che porta ad esplorare la realtà ha concluso Goffredo Fofi, direttore de Lo Straniero, indiscusso maestro della tradizione dell’inchiesta sociale in Italia.
Previste nuove iniziative per l’estate con presentazioni di libri e nuovi cicli seminariali.