Le iniziative del primo anno di LIES attraverso la rassegna stampa.
Il Mattino di Padova, 8 gennaio 2011, pag. 49
il manifesto, 23 gennaio 2011
Il Mattino di Padova, 9 aprile 2011
La rivoluzione di Fofi: «Ricominciamo a pensare».
PADOVA. Scrutare i fenomeni sociali fino alla radice, indagare i veri flussi dell’economia, osservare la realtà che confligge con l’Italia virtuale. Torna in primo piano l’inchiesta anche grazie al “laboratorio” aperto a Padova per iniziativa di Carta EstNord, Asu, Cgil e Re:fusi. Un’idea coraggiosa e indispensabile. Un’idea coraggiosa e indispensabile, varata grazie al prezioso contributo di Goffredo Fofi (direttore della rivista «Lo Straniero»), in questi giorni a Padova: «Come diceva già Shakespeare, only connect. Basta solo esercitare la capacità di connettere macro e micro sociologia, studio ed esperienza, insomma tornare a pensare e a far circolare idee». Forse, mai come ora “inchiestare” è utile. «Volge finalmente al tramonto il trentennio disastroso di Craxi e Berlusconi, la nostra vera mutazione genetica. E sta tornando la dimensione forte dei conflitti. Tornano in gioco gli operai, le donne, gli studenti. C’è il declino delle città, ma anche l’impoverimento della crisi. L’inchiesta, dunque, non è campo di lavoro per specialisti. E con i 150 anni dell’unità nazionale torna d’attualità il nesso fra pensiero e azione. Mazzini diceva sempre che il pensiero senza azione non vale un fico secco e che l’azione senza pensiero è disastrosa». Fofi non va troppo per il sottile. Ha ben chiaro chi sono i sabotatori del pensiero critico, del lavoro culturale, della libera circolazione delle idee. «Hanno prevalso i due nemici della cultura come innovazione e del bene sul piano della conoscenza: il giornalismo e l’Università. Per carità, con lodevoli eccezioni come Pino Corrias o Milena Gabanelli a proposito di giornalismo d’inchiesta. O i veri gruppi di ricerca che lavorano nonostante l’intollerabile feudalesimo dei baroni: a Padova c’è Devi Sacchetto che ha sfornato bellissimi libri sul mare o sull’immigrazione dell’Est». L’inchiesta, dunque. Magari con nuovi metodi. Però ispirata dalla “compartecipazione” rispetto ai fenomeni incarnati dalle persone. Più che suggerimenti Fofi indica esempi da aggiornare: «Carlo Levi in fin dei conti segna la vera data di nascita con Cristo si è fermato a Eboli. Un’inchiesta dal vivo fatta da un confinato politico. Cosa c’è di meglio? Quasi una curiosità obbligata. Nel dopoguerra, nonostante l’ostilità di Croce e Togliatti, la sociologia italiana si è sviluppata fra la scuola di Portici e Modena con Salvatore Brusco che è stato il più dimenticato nella storia dell’inchiesta sociale. Il filo conduttore, almeno per me, resta la curiosità, l’amore per la realtà, una specie di febbre di conoscenza, il bisogno di capire. Personalmente, di inchieste ne ho fatte tantissime ogni volta cambiando metodo». Senza perdere il gusto dell’ironia polemica, come all’epoca del colera a Napoli. Un libro-inchiesta firmato con lo pseudonimo Gennaro Esposito: «Con Cesare Morena avevamo lavorato fra la gente. E ci fu Mario Capanna che voleva presentare il libro alla Statale di Milano. Per sottrarmi ai suoi katanga stalinisti gli dissi di cercare l’autore sull’elenco del telefono: venti pagine di Esposito… ». Fofi invita ad aggiornare tanto i «Quaderni Rossi» di Panzieri, quanto l’eredità di Adriano Olivetti. «Imparare a guardare, osservare, collegare. E’ ciò di cui hanno più bisogno le ultime generazioni, quel che ci manca di più nel regno dei sondaggisti e dei persuasori occulti. E’ la realtà quotidiana, lo studio del vicinato o della strada in cui si vive. Un buon modo di risalire ai problemi generali, connettendo il piccolo al grande. Diffidando dei massimi sistemi, c’è molto spazio anche oggi per l’immaginazione sociologica». La conclusione è nitidamente spietata, proprio a beneficio del “laboratorio” padovano (concentrato sull’inchiesta economica e sociale, in alternativa all’accademia come al giornalismo “di riporto”). Fofi sorride perfino con gli occhi: «Siamo al tramonto di un sistema che ci chiede di rinunciare a pensare. Berlusconi ci distrae con rumori, immagini, parole inutili, libri cretini, giornali, sondaggi. Non vuole farci guardare allo specchio. Altrimenti, da italiani normali, dovremmo sputarci in faccia… ».
Ernesto Milanesi
Il Mattino di Padova, 12 ottobre 2011, online
Nel nome di Michele
Torna il Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale, che è stato intitolato a Michele Zoccarato (nella foto). E’ l’operaio e delegato della Cgil che partecipò con passione alla prima edizione del Lies in primavera. Un tragico incidente sul lavoro lo ha portato via il 15 aprile, alla fine del suo turno di notte, mentre puliva un macchinario. In collaborazione con la Camera del lavoro, la seconda edizione di Lies lo ricorda. Le iscrizioni al nuovo “seminario” che inizia alla fine del mese vanno inviate entro giovedì 20 ottobre a laboratorio.inchiesta@gmail.com. Intanto venerdì si discute di partecipazione negli spazi urbani con il dibattito «Inchiesta e azione: spazi di cambiamento nelle città». Partecipano l’etnologa Marianella Sclavi, che presenta il nuovo libro «Confronto creativo. Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati» e la ricercatrice Paola Arrigoni, autrice del volume «Terre di nessuno. Come nasce la paura metropolitana» che racconta la vicenda di via Padova a Milano. Appuntamento alla libreria Pangea, in via San Martino e Solferino, 106 (di fronte all’ex cinema Concordi) dalle ore 17.30.