“Istantanee di viaggio. Di come le relazioni generino accoglienza” è un video realizzato da uno dei gruppi impegnati nei laboratori di inchiesta promossi dall’associazione Lies nell’ambito del progetto L’infinito viaggiare.
Il gruppo è formato da soggetti diversi: cittadini, operatori dell’accoglienza, richiedenti asilo e residenti di Casa a Colori, uno strumento innovativo di Social Housing temporaneo nel Veneto, che integra il turismo sociale con l’accoglienza temporanea di persone in situazione di disagio abitativo e a rischio di esclusione sociale.
Hanno provato ad andare oltre il paradigma dell’emergenza che sembra regolare in maniera esclusiva il discorso sui rifugiati, per raccontare la dimensione degli affetti, dell’amicizia, della scoperta reciproca all’interno del gruppo stesso, durante i mesi di laboratorio trascorsi con una frequentazione assidua.
Di seguito pubblichiamo il video – una “multivisione”, cioè un prodotto che unisce i linguaggi della fotografia e della musica – e un testo conclusivo redatto dai partecipanti al laboratorio. Buona visione, e buona lettura!
“Istantanee di viaggio”: una multivisione che racconta gli spazi dell’integrazione nella città di Padova, e la vita degli immigrati oltre l’emergenza
La multivisione presentata è il prodotto finale di uno dei laboratori di inchiesta sociale proposti da Lies nell’ambito del Progetto “L’infinito viaggiare. Storie, letture e racconti della società del migrare”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del bando Culturalmente 2015.
Al laboratorio, condotto dall’Aprile al Dicembre 2016, hanno partecipato soggetti diversi, cittadini, operatori dell’accoglienza e residenti di Casa a Colori, uno strumento innovativo di Social Housing temporaneo nel Veneto, che integra il turismo sociale con l’accoglienza temporanea di persone in situazione di disagio abitativo e a rischio di esclusione sociale.
Con l’intento di indagare i luoghi e le modalità di accoglienza nella città, il gruppo di lavoro ha scelto lo strumento dell’autonarrazione, utilizzando interviste autosomministrate ed una documentazione fotografica.
Ne è derivato un percorso di esperenziale, ove i partecipanti si sono messi in gioco nel cercare attivamente contesti ed occasioni che la città ed il territorio offrono quali potenziali motori di inclusione.
Dietro la “leggerezza” del racconto fotografico di alcuni momenti salienti di vita del gruppo, emergono le difficoltà incontrate dalle persone migranti nel loro percorso di integrazione, alle prese con le criticità delle istituzioni e del sistema sociale nell’individuare risposte ai bisogni emergenti nella popolazione ed ai suoi cambiamenti.
Lungi dal voler semplificare la complessità dell’argomento nella sua dimensione sociale e politica, l’intenzione è quella di effettuare una rottura della narrazione stereotipata sulla migrazione, lasciando emergere gli affetti, i desideri, le speranze, la creatività che appartengono alla dimensione individuale di ognuno, ma che proprio in questo rimandano ad dimensione umana in cui tutti possono riconoscersi.
In tal senso il rimando è alla necessità di favorire sul territorio un contesto sociale e relazionale che consenta la creazione di legami, attraverso i quali è possibile dotare di senso l’esperienza di incontro con l’altro, e de-costruire i luoghi comuni sull’immigrazione, basati sulla generalizzazione e la depersonalizzazione degli individui.