Proseguiamo la pubblicazione di riflessioni ed analisi sull’urbanistica padovana (i precedenti articoli qui, qui, qui e qui). Quello che segue è un intervento di Luisa Calimani – sottoscritto da una serie di intellettuali, professionisti ed attivisti padovani – sul master plan dell’area della Stazione Ferroviaria predisposto e illustrato nel corso di una riunione ristretta all’Amministrazione e ai proprietari delle aree, da Stefano Boeri, architetto e consulente del Comune di Padova.
Perché Stefano Boeri non incontra i cittadini ?
Stefano Boeri, il progettista incaricato di redigere il Piano degli Interventi, ha avuto il primo incontro a Padova con Associazioni di categoria, Sindaco ed ex Sindaci il 21 maggio 2021. Ora, dopo 7 mesi durante i quali la città non è stata informata sugli stati d’avanzamento del progetto, sulle scelte compiute, di quanto sia stato assunto dei suggerimenti e consigli fioriti ovunque, ritorna a Padova per la seconda volta, a Palazzo Moroni, non per incontrare la città e i suoi abitanti, ma per un “incontro (riservato, ndr) fra tra l’Amministrazione comunale e i soggetti interessati al masterplan delle aree della stazione e di quelle immediatamente limitrofe”, come recita il comunicato dell’amministrazione stessa. Chiediamo perché la cittadinanza non sia coinvolta in questi momenti di “condivisione” che interessano profonde trasformazioni di aree strategiche. Le cittadine e i cittadini non sono forse “soggetti interessati”?
Il Piano, questo grande sconosciuto, l’atto più importante del mandato di un’Amministrazione Comunale, quello che rappresenta il Progetto della Città del domani nei suoi aspetti economici, sociali, culturali, non è mai stato presentato alla città, neppure nelle sue fasi intermedie, durante la sua elaborazione per creare un dialogo fra i cittadini e il progettista.
La partecipazione, dice la Legge che la “impone” (fortunatamente), è preceduta dall’informazione. Finché non si vede una bozza di elaborati grafici e normativi non c’è nulla su cui interloquire. Un effettivo processo partecipativo, a pochi mesi (o settimane?) dall’adozione del Piano in Consiglio Comunale, deve quindi ancora iniziare. Perché non si può discutere di ciò che non si conosce. Ma dove sta l’impegno della Giunta sulla trasparenza e la partecipazione della cittadinanza ai processi decisionali, di cui il Piano rappresenta la sintesi più alta? Forse nell’“incontro” con i metri cubi delle aree PPI su via Trieste e davanti alla Chiesa della Pace? Si tratta di 120.000 metri cubi in un’area la cui la destinazione urbanistica, in un Piano moderno, sensibile alle nuove esigenze ambientali, avrebbe dovuto essere quella di un bosco urbano, sommati agli altri 130.000 metri cubi in un’area capace di contenerne al massimo 50.000. E in seguito sempre lì in Campo di Marte potrebbero le Ferrovie avanzare qualche richiesta di modifica di destinazione d’uso sui 5 mc/mq che il Comune con varianti in Consiglio Comunale può concedere portando i valori immobiliari alle stelle. Questa sproporzionata copertura di cemento neutralizzerà quel prezioso corridoio verde che porta dalla stazione ai musei, alla città universitaria e al centro storico. È uno sgradevole tributo alla salute dei cittadini e alla bellezza della città.
Questa seconda visita di Stefano Boeri doveva essere dedicata a tutta la Città, ai cittadini e cittadine di Padova che ne hanno il diritto, nel rispetto di quella Democrazia che noi amiamo. Il progettista del Piano non può senza il permesso del Sindaco o dell’Assessore incontrare cittadini, forze politiche, Associazioni. L’adempimento di questo compito è una responsabilità e un dovere che compete a chi è stato eletto.
Angrilli Alessandro, Banci Marzia, Belloni Gianni, Beltrame Giulana, Bertin Nicola, Bettio Carlo, Cabrelle Lorenzo, Calimani Luisa, Caravello Umberto, Coppo Stefania, Curi Umberto, Lendaro Luca, Levorato Chiara, Longo Patrizia, Osti Giovanna, Pisani Giuliano, Lovisatti Nicola, Ongaro Roberto, Passi Lucio, Pesavento Ugo, Siviero Enzo, Spezzani Gabriele, Spigai Vittorio, Toller Lia, Zambon Antonella