Quali sono gli strumenti più adatti per affrontare le conseguenze dei sempre più frequenti fenomeni meteorologici estremi provocati dal cambiamento climatico? Il Progetto Life Beware promosso dai comuni di Santorso e Marano Vicentino sta attuando una serie di azioni di mitigazione su scala locale, privilegiando piccoli interventi diffusi e sostenibili.
Pubblichiamo di seguito un documento scritto dal Coordinamento Tutela Territorio Breganze, dal Laboratorio Astico Tesina (Sandrigo) e Laboratorio Spazi Rurali e Boschi Urbani (Vicenza), scritto in seguito a una visita agli interventi del Progetto Life Beware a Santorso e a Giavenale di Schio, avvenuta il 12 dicembre 2021.
Per approfondire il tema, qui si può leggere una nostra intervista al Laboratorio Astico Tesina con osservazioni critiche sul bacino di laminazione progettato dalla Regione Veneto lungo il torrente Astico.
La grave crisi climatica in atto sta comportando l’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi e pericolosi. Segnali di questa tendenza li riscontriamo regolarmente da diversi anni anche nel nostro territorio.
Gli obiettivi tecnici del Progetto Life Beware – realizzato dai Comuni di Santorso e Marano Vicentino (VI) in collaborazione con Veneto Agricoltura, Tesaf Unipd, ALDA e Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta – consistono nella sperimentazione di soluzioni innovative per il trattenimento e l’infiltrazione dell’acqua durante le precipitazioni, al fine di evitare che i fenomeni intensi possano minacciare i territori a valle col sovraccarico del sistema fluviale.
Le soluzioni proposte si configurano come risposta attiva al cambiamento climatico, con piccole ma numerose strutture a costo contenuto che intercettano e trattengono i deflussi laddove si originano.
Il progetto è inoltre orientato alla formazione e al coinvolgimento della cittadinanza e alla disseminazione delle pratiche sperimentate su altri territori.
Con queste parole, che facciamo nostre, viene presentato il Progetto sul sito www.lifebeware.eu:
Il cambiamento climatico su scala globale sta portando a un significativo aumento della temperatura e a un’intensificazione dei fenomeni meteorologici estremi, con precipitazioni intense sempre più frequenti alternate a periodi di scarsità idrica.
Questa situazione è ulteriormente esasperata da un crescente consumo di suolo e dalla sua progressiva impermeabilizzazione, che compromette l’efficacia del sistema di infiltrazione naturale delle acque e impatta negativamente sui servizi forniti dalla natura (conosciuti con il termine “ecosistemici”).
Nonostante questa preoccupante situazione, le amministrazioni e le comunità locali sono impreparate a tali eventi e ancora incapaci di agire per anticiparne e mitigarne gli effetti. Per questo, il miglioramento della sicurezza e della resilienza idraulica del territorio richiede azioni di pianificazione territoriale e sociale ampie ed incisive, con il coinvolgimento di tutte le diverse parti interessate.
La strategia che la Regione Veneto ha adottato a seguito della grande alluvione del 2010, descritta nel Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico (2011), è interamente incentrata sulla realizzazione di un numero limitato di “grandi opere” a carattere esclusivamente ingegneristico (bacini di laminazione), alcune delle quali estremamente impattanti sui territori interessati, finalizzate alla sola laminazione delle acque in situazione di emergenza.
Tale strategia non comporta il complessivo – e a nostro avviso indispensabile – ripensamento dei modi di gestione del territorio e dei corsi d’acqua; non contempla la valorizzazione dei progetti previsti dal punto di vista ecologico e sociale; esclude qualsiasi confronto con le comunità e le amministrazioni locali.
Anzi, in alcuni casi i progetti previsti nel Piano sono fortemente contestati da comitati e amministrazioni perché ritenuti pericolosi e di dubbia utilità. È questo il caso della cassa di espansione prevista sul Piave in corrispondenza delle Grave di Ciano (Crocetta del Montello, TV) e dei bacini di laminazione previsti lungo il torrente Astico tra Breganze e Sandrigo (VI).
È palese, inoltre, come tali approcci – non affrontando le problematiche idrauliche in modo integrato e sistemico – creino situazioni contraddittorie e critiche sempre più diffuse, particolarmente evidenti nell’interfaccia tra le grandi infrastrutture e la rete idraulica minore e diffusa. Paradossalmente è la stessa Regione che mette in evidenza tali contraddizioni quando, a seguito degli allagamenti della nuova SPV (superstrada pedemontana veneta), lamenta il mancato funzionamento dei canali e dei fossati.
Crediamo tuttavia, e proprio in nome di una visione integrata e sistemica, che non sia sufficiente l’opposizione condotta localmente e rivolta alla singola grande opera. Crediamo che il patrimonio di competenze e di riflessioni sviluppate nell’ambito di ciascuna “lotta” vada condiviso con altri gruppi e con altri territori, nel tentativo di sviluppare insieme delle proposte progettuali concrete, capaci di ispirare iniziative virtuose da parte delle amministrazioni locali e di costringere i decisori regionali e nazionali ad aprirsi al confronto.
Il progetto Life Beware rappresenta secondo noi un bellissimo esempio di iniziativa condotta dal basso, nel tentativo di rispondere alla crisi climatica con interventi che generano benefici molteplici e diffusi a costi contenuti, senza danno per persone e ambiente.
Riconosciamo l’alternativa, di natura anche politica, tra un approccio che prevede “grandi opere grigie” calate dall’alto e un approccio promosso dal basso all’insegna di tanti piccoli interventi sostenibili e multifunzionali.
Nei prossimi mesi vorremmo dar seguito al lavoro svolto fin qui con ulteriori iniziative formative e aggregative, dal respiro provinciale o regionale, che possano culminare nell’elaborazione di una progettualità condivisa tra i soggetti che sceglieranno di parteciparvi. L’auspicio è che questa nascente rete sia quanto più composita ed eterogenea possibile, aperta tanto alle organizzazioni della società civile quanto a soggetti istituzionali.
In tal senso, guardiamo con particolare interesse all’esperienza dei Contratti di fiume, veri e propri strumenti di “democrazia dell’acqua” adottati in varie parti del mondo, ormai consolidati ad esempio in Lombardia e in altre Regioni, ma ancora sostanzialmente assenti dalle pratiche di gestione idrologica del Veneto.
Intendiamo quali momenti fondativi di questo percorso le giornate alle Grave di Ciano (21 novembre 2021) e a Santorso (12 dicembre) e invitiamo fin d’ora tutti i gruppi e le associazioni, le amministrazioni locali e le singole persone interessate a questi temi a restare in contatto e ad accompagnarci nelle future iniziative
Coordinamento Tutela Territorio Breganze (cttbreganze@gmail.com)
Laboratorio Astico Tesina, Sandrigo (assemblea.astico@gmail.com)
Laboratorio Spazi Rurali e Boschi Urbani, Vicenza (bosco.carpaneda@gmail.com)