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Ex Macello bene comune: progettazioni e disattenzioni

Il 9 febbraio 2020, a tre settimane dallo sgombero dall’ex Macello di Padova effettuato dalle forze dell’ordine, su richiesta del sindaco, la comunità di riferimento per quell’area animò una giornata in Prato della Valle. In quell’occasione coinvolse centinaia di cittadini nella condivisione di opinioni riguardo ai quartieri e agli spazi pubblici di Padova e raccolse tramite circoli di ascolto e post-it colorati le loro idee per azioni e interventi. Alcuni andarono a commentare la progettazione per la cura e rigenerazione dell’area dell’Ex macello e del suo parco presentata alla giunta comunale nel 2019 e da allora disattesa. Come disattese rimasero le parole del Sindaco Giordani che pochi giorni dopo, il 13 febbraio, dichiarò che la Comunità per le Libere Attività Culturali (CLAC) avrebbe dovuto avere in futuro “un ruolo determinante nel progetto di ripristino dell’area”.

Il percorso di progettazione partecipata con la cittadinanza, articolato in tavoli tematici, era cominciato a luglio del 2019 e si era focalizzato su aspetti quali il parco didattico, la ristrutturazione partecipata degli edifici, l’avvio del Museo della storia dell’informatica, la Biblioteca. Una progettazione presentata insieme ad un video all’amministrazione (gli assessori Benciolini, Colasio, Lorenzoni, Micalizzi, Nalin) insieme ad una ventina di Manifestazioni di interesse (tra le quali anche quella di Labsus). Nessuna risposta.

Ma quella progettazione torna d’attualità oggi, a oltre due anni dallo sgombero, perché nel frattempo il Comune di Padova ha deciso di promuovere i “beni comuni” e gli “usi civici e collettivi” con un regolamento ad hoc approvato a ottobre 2021. E l’Ex Macello e la sua comunità di riferimento nel “bene comune” e negli “usi civici e collettivi” calzano a pennello. Vorrebbe quindi il regolamento che, di fronte ad una Dichiarazione di bene comune e di d’uso civico e collettivo come quella presentata per l’Ex Macello il 23 dicembre 2021, si attivasse un tavolo di co-progettazione dell’area aperto alla cittadinanza. Non è quello che ha fatto la giunta, ma un’ampia e molto qualificata raccolta firme (oltre 1100 in una settimana) promossa della locale Rete Beni Comuni ha riportato i riflettori su questa esigenza. 

“Faremo il progetto insieme” aveva dichiarato il Sindaco Giordani il 13 febbraio. Invece il progetto il Comune non ha dato alcun segnale di co-progettazione e ha pubblicizzato a mezzo stampa più volte una sua “mappa” dell’area funzionale ad un progetto per ottenere i finanziamenti messi a bando dal Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare (PINQuA). Il programma ha come obiettivo principale migliorare la qualità abitativa delle case pubbliche (case popolari). Il progetto del Comune, che riguarda la zona Stanga “Costellazione Portello” associa alle residenze tra via Moscardin e via Marzolo un piano per un Museo della scienza in via Cornaro: rimane poco chiaro come possa contribuire alla qualità abitativa di case popolari.

Ora la Dichiarazione d’uso civico, da un lato, e l’ampio sostegno ricevuto dall’appello al riconoscimento della Dichiarazione e dell’Ex Macello quale bene comune suggeriscono che la progettazione partecipata realizzata nel 2019 torni d’attualità. La presentiamo qui di seguito, insieme alle prime note che la comunità di riferimento ha apportato nel corso del 2021, anche a seguito del successo di pubblico che ha incontrato la mostra realizzata con una selezione delle macchine informatiche che dovrebbero trovare posto in un museo ad hoc proprio all’interno dell’area.

Ex Macello – Comunità di pratiche per la rigenerazione urbana

Indice

  1. Ideazione del progetto: CLAC – Comunità per le Libere Attività Culturali (2019) e Comunità Ex Macello (2021-22)
  2. Storia della CLAC e dell’Ex Macello
  3. Progetto per lo sviluppo partecipato dell’area dell’Ex Macello (2019)
  4. Piano delle attività
  5. Sostenibilità

1. Ideazione del progetto: CLAC – Comunità per le Libere Attività Culturali (2019) e Comunità Ex Macello (2021-22)

L’attuale comunità di riferimento dell’Ex Macello, l’assemblea che ha presentato la dichiarazione di uso civico dello spazio è il precipitato di tante esperienze che hanno animato e collaborato con CLAC associazione di Associazioni ambientaliste e culturali senza scopo di lucro, apartitica e aconfessionale, fondata a Padova nel 1975.   In continuità con quanto è stato sviluppato negli anni e tenendo conto della memoria storica dell’ex macello presentiamo il seguente progetto frutto di un percorso di progettazione partecipata svolto con la cittadinanza a partire da luglio 2019.

Scopo della Comunità è da sempre quello di fornire supporto ai concreti problemi sociali della popolazione attraverso attività di formazione, ricerca, condivisione di buone prassi e azioni di solidarietà, sempre volte a sottolineare principi di cooperazione e di sostenibilità. 

Tra i principali obiettivi che la comunità da sempre si prefigge vi sono la salvaguardia del Parco dell’ex Macello e la conservazione dei fabbricati che esso ospita. Questi obiettivi sono stati perseguiti nel corso degli anni dalle diverse realtà che hanno in diversi modi partecipato a salvaguardare l’area, in collaborazione con singoli e gruppi esterni sensibili ed interessati alla cura del territorio. 

Di particolare rilievo è la realizzazione, nella prima metà degli anni Ottanta del secolo scorso, di quello che fu forse il primo Parco Didattico per l’educazione ambientale realizzato in Italia, con proposte di visite guidate per gli studenti e corsi di formazione per gli insegnanti. 

L’attuale comunità di riferimento in piena continuità con la memoria storica del luogo ci tiene a sottolineare come in più di quarant’anni di attività si è vista da sempre impegnata su più fronti, la CLAC: 

– ha costituito una Biblioteca che conta oltre 20.000 volumi con sezioni su Ambiente e Cultura Veneta, Informatica (3000 volumi, di cui 1700 già catalogati), Patrimonio Internazionale nonché una sezione internazionale per l’infanzia, biblioteca che è stata riconosciuta dalla Regione del Veneto come Istituto di Interesse Locale in base alla Legge Regionale 05/11/1979 n. 82;

– ha raccolto strumenti scientifici storici, apparecchiature informatiche per il Museo Didattico di Storia dell’Informatica FMACU-UNESCO con l’intento di offrire supporto per una lettura corretta della storia e della funzione sociale dell’informatica; in relazione al Museo vanno considerati alcuni temi, anche economici, legati a:

a) movimentazione, immagazzinamento e/o smaltimento di tutto quello che non è funzionale per il Museo;

b) movimentazione e pulizia di quello che andrà esposto;

c) allestimento (arredamento, illuminazione….) delle zone espositive.

Attualmente il materiale è stivato su più piani nell’edificio T-est adiacente al planetario, nell’edificio ex-Scout su due piani, e frigo. Inoltre, ci sono 4 container riempiti durante lo sgombero 2020 presso i servizi e due presso l’ex Museo che non abbiamo mai potuto visionare. Sappiamo per certo che nei primi quattro ci sono alcune decine di pezzi importanti di grandi dimensioni. 

La “Mostra per il Museo…” ha avuto un successo importante con circa 1000 visitatori, abbiamo esposto circa 50 macchine. Ne abbiamo però già ora più di 300 quasi pronte che meriterebbero di essere esposte. La soluzione ideale per il “Museo…” permanente sarebbe ovviamente la Cattedrale. Un’ alternativa per spazi espositivi, magazzino, laboratorio di restauro potrebbero essere:

1) l’edificio ex-Museo di recente parzialmente restaurato, anche se di non facile utilizzazione visto la “foresta” di colonne al suo interno che ostacola gravemente l’allestimento;

2) l’edificio ex scout;

3) l’edificio ex frigo.

È indispensabile avere uno spazio che possa fare da magazzino di transito e laboratorio restauro, almeno finché non si arriva a far partire il Museo. 

– ha promosso e contribuito operazioni volte al recupero e alla salvaguardia delle opere  dell’uomo e della natura, in Padova e nel Parco dell’ex Macello, tanto quanto operazioni  rivolte alla salvaguardia del patrimonio culturale e al miglioramento delle condizioni di  vita nella città di Padova e ben oltre, con operazioni anche in campo internazionale, come  la promozione di siti di straordinario interesse antropologico tramite l’operazione Amici dei  Tesori del Mondo, la promozione del restauro degli edifici del Macello o il contributo  fondamentale che diede per la realizzazione della rete fognaria della città di Padova per la  creazione del Museo Civico e l’avvio del nuovo Archivio di Stato.  

2. Storia della Clac e dell’ex Macello

Il complesso dell’ex Macello di Via Cornaro, che occupa una superficie di circa 17.000 mq, è compreso tra il canale di S. Massimo a NNE, la cinta muraria a SSE e Via Alvise Cornaro ad Ovest. L’architettura del Macello nasce nel 1904 ad opera dell’architetto Alessandro Peretti, ingegnere capo dell’Ufficio dei lavori Pubblici, per rispondere all’esigenza di ammodernare il macello esistente, progettato da Giuseppe Jappelli e diventato ormai insufficiente agli 80.000 abitanti del Comune di Padova. 

Per garantire “la salubrità della zona” il Genio Civile impose una sopraelevazione di m. 1,5 dell’area tramite interramento […] utilizzando la terra prelevata dai terrapieni delle mura cinquecentesche fino a Santa Giustina e trasportata con carrelli che partivano da Porta Liviana su rotaie [Dal Piaz, 1989]. 

L’attività di macellazione, inaugurata il 7 settembre 1908, proseguì fino ai primi anni Settanta del secolo scorso, quando si assistette al suo definitivo trasferimento nel nuovo impianto di Corso Australia avvenuto nel 1975. È di questi anni (autunno ’72) il recupero, a opera del Club Sommozzatori Padova, di tre piroghe dal Bacchiglione […] ciò offrì l’occasione […] di scoprire il grande Parco che circonda gli edifici e che, per l’abbandono, stava ritornando allo “stato naturale” (Il Gazzettino 17/11/1971). 

Nella primavera dell’anno seguente il WWF riuscì a farsi ospitare nei locali superiori della stalla degli ovini e diede inizio, in collaborazione con alcuni professori universitari di Padova e con altre associazioni naturalistiche e culturali, ad una campagna di sensibilizzazione con proposte di  destinazione a Parco Didattico dell’area verde con primi interventi di pulizia del Parco stesso. 

Il proliferare delle attività attorno a questa iniziativa e la necessità di collegarle e coordinarle, determinò la costituzione nel settembre del ’73 di un comitato promotore per la fondazione di un’Associazione di Associazioni denominata Comunità per le Libere Attività Culturali, che si proponeva l’unione delle associazioni culturali, nonché il recupero e l’utilizzo dello spazio e dei  fabbricati dell’ex Macello (COMITATO PROMOTORE PER LA C. L. A. C., 1973) [Dal Magro].  

Dal 1974 in poi si susseguirono proposte e richieste ufficiali da parte della CLAC alle autorità competenti per l’utilizzo dei locali e la salvaguardia dell’area, da destinarsi ad attività culturali. Ciò indusse la Giunta Comunale a proporre un concorso di idee “per il recupero e la ristrutturazione dell’area Ex Macello affinché venga destinata ad attività culturali e per l’esercizio delle funzioni svolte dalle varie associazioni culturali democratiche operanti nelle città, prevedendo la salvaguardia delle alberature esistenti” (Comunicato stampa del Comune, 18/6/77). Nonostante ciò poco dopo si dovette assistere, a opera dello stesso Comune, alla distruzione del locale per la lavorazione delle trippe per adibirlo a deposito degli automezzi delle pompe funebri (Il Gazzettino, 09/08/1977); parte dello stesso edificio, più precisamente l’ala nord, a causa dell’incuria e  delle gallerie scavate nel suo sottosuolo dai ratti richiamati dall’attività di macellazione, crollò (Il  Gazzettino, 08/09/1977). 

Nello stesso anno si assistette anche alla prima assegnazione ufficiale di uno degli edifici limitrofi all’area a scopi culturali; l’edificio del 700 situato sopra il ponte delle Gradelle, ospitò la sede dell’Associazione Comitato Mura di Padova, che era rappresentato dalla CLAC (Il Gazzettino, 12/08/1977), la quale poté così continuare la sua attività di salvaguardia della stessa area. 

Nel 1976 la CLAC fu in prima fila nel richiedere con forza all’Amministrazione Comunale di allora l’istituzione della Consulta dell’Arte della Cultura e dello Spettacolo (Giornale del Veneto,11 marzo).  Richiesta accolta dal Consiglio Comunale, con ampio riconoscimento delle forze politiche, due anni dopo (D.C.C. 586 del 27 agosto 1978). 

La sensibilizzazione dell’opinione pubblica spinse, l’anno seguente (’78), le autorità a prendere posizione  sulla destinazione dell’ex Macello; nell’area venne limitato l’accesso al pubblico per la pericolosità degli  edifici e degli alberi e venne approvato un progetto del Consiglio di Quartiere n. 1 “Centro Storico”, di  sistemazione della alberatura che previde l’abbattimento delle piante secche e la potatura di quelle  viventi con eliminazione dei rami pericolosi […]; queste operazioni furono eseguite in presenza di  esperti dell’Università e dell’Ispettorato Forestale dello Stato che rappresentarono il primo nucleo di  una Commissione per il Verde pubblico […] I lavori programmati furono portati a termine  nell’anno successivo (1980), quando si assistette anche all’ingresso ufficiale della CLAC, con  “Lettera di incarico” del Sindaco Merlin, nei locali della attuale sede [Dal Magro]. 

Gli anni successivi videro fiorire svariate attività della CLAC, tra cui quelle del Gruppo Speleologico 

Padovano insediatosi nel 1981, con le sue ricerche in grotta e nella cerchia di mura rinascimentali della città, protrattesi sino ai nostri giorni in collaborazione col Comitato Mura di Padova e col Comune di Padova (progetto Padova Sotterranea, ufficializzato e presentato in Comune nel 2008 – Giunta Zanonato, Ass.re Boldrin). 

Nel periodo che va dal 1984 al 1986 la CLAC, in collaborazione con il Comune e il Comitato Mura di Padova e l’Istituto Edile Professionale di Camin (PD), portò a termine il restauro della sala di macellazione bovini – oggi detta anche cattedrale o, più propriamente, basilica per destinarla ad esposizioni e dell’ex sala macellazione ovini che iniziò il recupero del cosiddetto Corpo a T (Il  Mattino di Padova, 15/04/1988), ad oggi sede del Planetario. 

Nello stesso anno la Regione Veneto riconobbe la CLAC tra le istituzioni regionali di maggior rilevanza culturale e la sostenne con un contributo annuo. 

Nel 1986 l’intera area venne quindi inclusa negli elenchi previsti dall’art. 2 della legge 29/6/39 n.  1497 che la dichiarava vincolata in quanto zona di notevole interesse pubblico [L 1497]. Grazie alle attività di scambio culturale con l’estero e alle iniziative interne delle diverse Associazioni  l’area si arricchì negli anni seguenti di strutture uniche nel loro genere per il territorio padovano: un orto  biologico (1980), una ricca biblioteca con più di 5.000 volumi riguardante in particolare cultura e  ambiente del Veneto, un planetario (1982), la camera iperbarica (1983), un telescopio (1986), due stagni  (198586), un essiccatoio solare e un settore a forma di spirale in mattoni per le erbe aromatiche (1987);  vennero inoltre ristrutturate le coperture di alcuni edifici come lo svuotatoio ventricoli e l’edificio per la  lavorazione delle carni vicino al ponte delle Gradelle. 

Prese così pian piano corpo la realizzazione del programma proposto dalla CLAC e dalle associazioni  ambientaliste consociate di creare in tale area un Parco ecologico-didattico, aperto al pubblico e con  visite guidate […] E’ proprio in quest’ottica che il Parco venne lasciato il più possibile allo stato naturale;  gli interventi si limitarono allo sfalcio e all’introduzione di vegetali tipici della pianura veneta prendendo  come modello la flora caratteristica del “Bosco Olmè” di Cessalto (TV) con l’aiuto e il sostegno di  esperti in Botanica dell’Università (Il Mattino di Padova, 03/09/1987). 

Mentre negli ultimi anni l’ex Macello arricchì ulteriormente la sua dotazione con una serra biotermica (1991), una doccia solare (1991) e una biblioteca internazionale per l’infanzia dotata di 5.000 volumi, il Laboratorio Culturale della CLAC e l’area dell’ex Macello vennero dichiarati e tutelati come  Tesoro del Mondo nell’ambito del decennio Culturale 1988-97 dell’UNESCO (Dakar 1991) (Il  Gazzettino, 10/07/1991). 

Nel febbraio del 1993 la CLAC e il Club UNESCO di Padova ottennero l’incarico di gestire la Segreteria Internazionale della stessa operazione “Amici dei Tesori del Mondo” e di organizzare il primo seminario di formazione sull’argomento (Il Mattino di Padova, 18/05/1993) [Dal Magro] e [Willings]. 

Negli ultimi 15 anni, numerosi sono stati i tentativi da parte della CLAC di instaurare una buona collaborazione con le Amministrazioni Comunali, presentando più di un progetto di manutenzione e rigenerazione del Parco Boschivo Didattico, fino a presentare un’ufficiale richiesta di adozione del parco nel 2013, rinnovata con una nuova proposta nel 2016. Le risposte, quando ricevute, sono state positive; ciononostante, le uniche operazioni effettuate dal comune hanno danneggiato e alterato l’ecosistema presente.  

A causa della mancata manutenzione del verde, l’area del parco viene dichiarata inagibile e le attività delle associazioni li presenti sono costrette ad essere interrotte.   Nel corso del 2019, anche grazie all’ingresso di nuove Consociate si decide di coinvolgere la cittadinanza attraverso un processo di progettazione partecipata per la rigenerazione e riqualificazione dell’area stimolando una ri-progettazione dal basso dell’area.

3. Progetto per lo sviluppo partecipato dell’area dell’ex Macello (2019)

Contesto e metodologia

Dal 2019 il patrimonio storico e culturale della CLAC si è innestato con nuova energia  su istanze contemporanee. La Comunità è interdipendente con il territorio che la circonda così come con il tessuto urbano in cui è inserita. L’area dell’Ex Macello oltre ad avere al suo interno un parco boschivo raro e prezioso per un centro urbano è anche ponte naturale che unisce due quartieri: Portello e Forcellini. Queste caratteristiche, permettono di pensare a questo luogo come punto di riferimento per gli attori sociali che vivono nei quartieri limitrofi, costituendosi come spazio in cui sperimentare una socialità inclusiva e partecipata.  

L’assemblea di riferimento si propone di gestire, in collaborazione con l’Amministrazione, un progetto di ripristino delle aree verdi e delle strutture architettoniche mediante cantieri e laboratori formativi partecipati, riprendendo il modello adottato con successo di coinvolgimento della scuola edile e associando artigiani che possano svolgere attività di formazione sul campo coinvolgendo giovani e soggetti svantaggiati. 

Il modello proposto inoltre vuole configurarsi come antitesi rispetto al modello “Navigli”, offrendo una proposta aggregativa che implichi la partecipazione attiva di tutti gli attori sociali che abitano i quartieri coinvolti e proponendo agli studenti di diventare attori e non solo fruitori dell’offerta culturale che verrà costruita a partire dallo scambio di competenze e saperi con i residenti del quartiere in un’ottica intergenerazionale. 

Oltre alla cittadinanza, verrà incoraggiata la partecipazione delle ONP di Padova e delle reti formali e informali già attive sul territorio, che operano in campi attinenti al progetto, attivando un sistema attraverso il quale all’offerta di competenze e beni corrisponda la possibilità di usufruire di prodotti e servizi da parte della Comunità. 

Il coinvolgimento di persone in stato di fragilità sociale non intende essere di tipo assistenzialista ma, piuttosto, mutualista: ci si propone di coinvolgere direttamente tutti i cittadini interessati alla rinascita dell’Ex Macello dando la possibilità di apportare il proprio contributo, mettendo a frutto le proprie capacità e rendendosi protagonisti e responsabili del progetto complessivo. 

Proposta e pratica progettuale

A seguito di numerose assemblee, la CLAC ha organizzato una giornata (19 luglio 2019) di scoperta dell’Ex Macello durante la quale oltre a raccontare e restituire la storia di questo luogo, è iniziato un percorso di progettazione partecipata con la cittadinanza. Ci si è organizzati in gruppi di lavoro  orizzontali, ai quali hanno partecipato tecnici ed esperti a fianco a membri della Clac e cittadini che  hanno messo a disposizione le loro competenze, con l’obiettivo di permettere alle persone di esprimere  liberamente le proprie necessità, immaginando insieme e confrontandosi sulle possibili attività e  modalità di gestione degli spazi dell’Ex-Macello, partendo da un progetto di restauro conservativo degli  stessi, da sviluppare in collaborazione con l’amministrazione. 

A seguito di questa prima giornata aperta, si è avviato uno studio di fattibilità e di ricerca rispetto alla possibilità di realizzare concretamente l’idea complessiva emersa dai tavoli di lavoro. 

[2021: A seguito dello sgombero, avvenuto il 15 gennaio 2020 (dopo aver precedentemente sottoposto all’amministrazione questo progetto) il percorso di partecipazione dal basso non si è fermato, nonostante la mancanza di una sede e la recente pandemia di Covid 19, la comunità ha continuato ad incontrarsi e a sviluppare l’idea di un uso civico e collettivo per l’area dell’ex macello.]

4. Piano delle attività

Il progetto di recupero sarà articolato in varie fasi che prevedono una costante partecipazione al processo da parte della comunità:

Fase 1

− Lancio di una campagna di crowdsourcing civico con l’obiettivo di raccogliere le risorse e i fondi che permettano il restauro della palazzina, che avverrà contemporaneamente alla necessaria messa in sicurezza del parco con la liberazione dei passaggi e la ri-catalogazione delle piante. 

− Attivazione di un laboratorio permanente di progettazione partecipata che coinvolga la Clac, la cittadinanza e l’ente pubblico, finalizzata alla partecipazione a bandi per la creazione di un’isola verde nel cuore di Padova, modello di sviluppo circolare e comunitario. 

− Messa in sicurezza e messa a norma della palazzina tramite il coinvolgimento di professionisti esperti di auto-recupero e cantieri partecipati e spostamento temporaneo delle attività nella stalla suini. 

− Avvio di collaborazioni con aziende no profit e for profit che si occupano di recupero di scarti, invenduti e rimanenze. 

− Organizzazione di iniziative culturali ad ampio spettro e attività laboratoriali, sulle tematiche del riciclo e dell’economia circolare che prevedano il coinvolgimento delle associazioni del quartiere, degli studenti e dei residenti. 

− Creazione del Salottino Musicale: un appuntamento bisettimanale dove far ascoltare la musica e puntare alla divulgazione dei generi indipendenti e la promozione di giovani artisti attraverso la convivialità.  

− Attività di catalogazione del materiale librario e informatico, per ripristinare le biblioteche e il Museo della storia dell’informatica. 

Fase 2

− Manutenzione di tutta l’area verde, riapertura del parco didattico e restauro dello svuotatoio ventricoli. 

− Allestimento di una cucina industriale, di un laboratorio di trasformazione, di una falegnameria, di una sartoria, di una ciclofficina e di un’officina per la riparazione di elettrodomestici e servizio di noleggio attrezzi per il fai da te artigianale, di una sala prove insonorizzata, di uno  spazio co-working artistico-artigianale-teconlogico e di spazi espositivi. 

− Allestimento di una biblioteca per l’infanzia che preveda anche uno spazio artistico-ricreativo e un’aula studio per studenti medi e universitari.  

− Avvio di un laboratorio di permacultura per la progettazione di un orto sinergico a scopo didattico. 

− Rimessa in funzione del mulino e predisposizione di un progetto di fattoria didattica. − Organizzazione costante di laboratori artistici, di auto-produzione e recupero, di iniziative culturali, musicali e performative promuovendo progetti nati nel co-working e mettendoli in connessione con esperienze esterne all’avanguardia. 

Fase 3

− Ripristino completo del parco boschivo, il quale oltre che ad essere un naturale luogo didattico, renderà possibile implementare un sistema circolare di riciclo e riuso del materiale di scarto. − Organizzazione di un mercato settimanale di piccoli produttori, artigiani e artisti dove verranno distribuiti anche i prodotti realizzati in loco. 

− Uno spazio sarà adibito a free-market: luogo dove chi ha qualcosa che non utilizza può regalare e chi ha bisogno può prendere senza scambio di denaro. 

− L’area di co-working interdisciplinare permetterà lo scambio di competenze tra gli attori interni e chi svilupperà temporaneamente il proprio progetto all’interno della comunità. Il co-working sarà aperto anche a realtà associative, micro-imprenditoriali e nell’ambito della ricerca. − Programmazione culturale annuale. 

Fase 4

− Restauro di altri stabili e creazione del “parco informatico”. 

− Organizzazione di scambi internazionali (attraverso il programma Erasmus +) e coinvolgimento ìdi volontari SVE e di Servizio Civile. 

− Creazione di percorsi turistici naturalistico-culturale-scientifici. 

Risultati attesi

Il luogo diventerà un parco interattivo che dimostrerà con le pratiche che nuovi modelli di sviluppo in sintonia con l’ambiente, con gli abitanti del territorio, che producono valore sociale e comunitario sono possibili e costituiscono un’alternativa al modello economico dominante che produce spreco, inquinamento e abbassamento dei diritti dei lavoratori.  

Un luogo in cui si autoproduce, si recupera e si trasformano gli scarti del sistema industriale; un luogo in cui verrà offerta ai cittadini e ai frequentatori dello spazio la possibilità di partecipare e entrare a fare parte della comunità formandosi negli ambiti per i quali sente di avere più talenti.  Si offrirà uno spazio di aggregazione nel quale creare relazione attraverso la produzione di arte, artigianato, musica, cultura e fruire di ciò che la comunità nel suo insieme produce. Un luogo dove si promuova il valore dell’autodeterminazione del territorio attraverso proposte per azioni concrete di presa di cura collettiva dello spazio. Un incubatore dove mettere in pratica modelli sostenibili per il futuro. Il parco sarà un hub culturale e professionale dove sperimentare nuove tecnologie e permettere a chiunque di mettere in pratica le proprie competenze.  

La vocazione del progetto è quella di creare nuove professionalità, con spinta all’autoimprenditorialità, sui temi dell’economia circolare: numerosi studenti e soci delle associazioni partecipanti avranno la possibilità di mettere in pratica a livello lavorativo progetti avviati per cercare di portare un cambiamento nella tutela dei diritti della terra, delle persone, delle popolazioni. 

In ambito artistico, si darà spazio alla produzione e fruizione culturale “dal basso” capace di creare una comunità di riferimento. Questo si traduce nell’utilizzo degli spazi interni ed esterni con cadenza regolare, da parte di giovanissimi e non all’inizio dell’attività artistica per mostrare o performare le loro opere. Spesso chi inizia un percorso creativo non riesce a trovare spazi dove poter confrontarsi con il pubblico per via di costi elevati o della richiesta di avere già un certo numero di fan. L’Ex Macello, volendo rappresentare inclusività e apertura, potrà offrire gli spazi per potersi esprimere a giovani artisti, nei più svariati campi: musica, fotografia, pittura, scrittura, teatro ecc.., così da poter presentare i propri lavori attivando sia la comunità del Portello che la propria rete relazionale, fungendo infine da ulteriore volano di promozione della rigenerazione dell’area. 

Persone in stato di fragilità sociale saranno coinvolte nelle attività alla pari di tutti gli altri partecipanti e nella predisposizione del progetto si farà molta attenzione a trovare soluzioni per rendere ogni attività massimamente inclusiva. 

L’offerta delle varie realtà presenti nel parco sarà coordinata: il pubblico del planetario troverà un’offerta complementare in campo artistico-culturale-scientifico-naturalistico e un punto di ristoro.  La Clac potrà coordinare le proprie attività culturali con le mostre presentate in cattedrale, organizzando mostre combinate, concerti e performance in concomitanza con vernissage e finissage, dare spazio ad artisti emergenti e coinvolgere artisti già affermati. 

L’intera area sarà alimentata energeticamente anche da fonti rinnovabili. 

5. Sostenibilità

Nella FASE 1 la sostenibilità sarà basata su una campagna di crowfunding e da una programmazione di eventi e laboratori annuale. Si cercheranno finanziamenti specifici per ogni area di sviluppo della fase 2, attraverso attività di fundraising in relazione ai bandi disponibili. 

Tra la fase 1 e la fase 2 si valuterà la possibilità di innestare una struttura organizzativa diversa con una nuova natura giuridica. 

Dalla FASE 2 alla FASE 4 la sostenibilità del luogo si baserà sulle attività produttive svolte in loco a partire da scarti di produzione e materiali di recupero (in modalità up-cycling), dai mercati dei piccoli produttori, dalle attività laboratoriali e culturali, promuovendo e proponendo un sistema economico inclusivo che si possa basare anche sullo scambio di competenze, beni e materiali. Durante gli eventi sarà presente un punto ristoro a norma che verrà gestito nella forma di circolo culturale. Si proseguirà con le attività di fundraising e ricerca di linee di finanziamento a cui partecipare in forma congiunta con l’Amministrazione. 

Abbiamo identificato come possibili linee di finanziamento: 

− bando Culturalmente della Fondazione Cariparo; 

− bando Culturability e Funder 35 di Fondazione Cariplo; 

− fondi FESR e FSE; 

− fondi europei a gestione diretta (programma Urbact, Life, Erasmus+, Creative Europe); − bandi SIAE; 

− bando della Chiesa Valdese; 

− altre linee di finanziamento provenienti da fondazioni private o bandi ministeriali (es. Fondo Innovazione Sociale).

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