di Ernesto Milanesi
Il quadrante invisibile. La città della notte. E un buco nero che sprofonda nel rosso dei bilanci.
L’eredità del ventennio di “centrosinistra” in Comune è la mega-fusione per incorporazione prima dei Magazzini Generali (controllato da palazzo Moroni) e ora della Zona Industriale (liquidata con procedura “silente”).
Così Interporto Padova Spa sarà destinato a governare indisturbato il quadrante di Padova Est, fra logistica e business immobiliare, in attesa magari di fagocitare anche il Mercato agro-alimentare tornato, di fatto, a seguire gli interessi dei grossisti.
Nell’indifferenza della città
Come l’Arcella: universo parallelo. Come l’Università: una Grande Fabbrica. Come la sanità pubblica: azzannata dai privati.
Padova Est si inabissa come un fantasma della dignità, il simulacro della cittadinanza, l’inconfessabile peccato di indifferenza. È la città con i bioritmi capovolti e senza luce quotidiana. Al massimo, può combaciare con le code dei Tir sotto le torri delle ambizioni, con gli stereotipi della notte lungo i binari dell’umanità marginale, con i traffici delle persone che diventano merci.
Tuttavia, Padova Est si rivela un mondo sommerso che lascia imperturbabile la città. Esiste un migliaio di lavoratori che ogni notte per necessità, tradizione di famiglia o pura passione per la terra e i suoi frutti animano il “supermarket” di Corso Stati Uniti. Poi c’è la logistica dei Tir, capannoni infiniti, muletti e cooperative non sempre trasparenti. Il settore dell’economia che impone lo “sviluppo” (come nella vicenda del progetto Alì a Granze di Camin), decide sulla testa dei cittadini e celebra un modello tutt’altro che impeccabile perfino nei conti.
Interporto, il lascito Giordani
Il sindaco e presidente della Provincia è stato al vertice della società per due mandati.
Era il 15 giugno 2015 quando l’assemblea dei soci votò all’unanimità la conferma con il nuovo CdA composto da Barbara Bettella, Fabio Bui, Alberto Cartia, Leonardo Antonio Cetera, Carlo Dall’Aglio, Sergio Gelain, Fiorella Rigon e Enoch Soranzo. Due anni dopo Sergio Giordani passa alla politica…
Interporto Padova Spa ha celebrato il 3 luglio scorso, in grande stile e senza dissonanze, i suoi 50 anni di vita all’interno del Bo.
Peccato che l’ultimo bilancio pubblicato con i conti del 2022 illuminasse una situazione decisamente preoccupante.
Con 36 milioni di euro di capitale sociale, evidenzia debiti per complessivi 111 milioni 325 mila 254 euro. Tanto da far annotare perfino al collegio sindacale chiamato a verificare i conti: «La società presenta una situazione finanziaria caratterizzata dalla presenza di un indebitamento importante a lungo termine, con scadenze entro i 12 mesi di rate di importo rilevante».
Allarme rosso? Dovrebbe…
Bilancio in profondo rosso, dunque. Dovrebbe scattare l’allarme soltanto nel leggere la situazione finanziaria (che, in teoria, migliorerebbe grazie al patrimonio dell’ex ZIP). Invece, tiene banco solo il “manuale Cencelli” delle nomine con la poltrona di presidente da assegnare con la concertazione di Giordani (doppio rappresentante pro tempore in Comune e Provincia) con la Camera di commercio…
Il pacchetto azionario di Interporto Padova Spa è ancora patrimonio pubblico: 34% Camera di commercio, 18% Comune, 15% Provincia di Padova, 7% l’ex Consorzio Zip. Spulciando l’elenco dei soci con quote simboliche spuntano Gl Events Italia Expo, Grassetto costruzioni, Unindustria, Ascom e Cavagnis Srl.
Resta il fatto che nel 2022 Interporto Padova Spa contabilizzava debiti con le banche per 99,8 milioni di euro. In particolare, quello contratto con Banco Tre Venezie che è stato assorbito da Cherry Bank, fondata da Giovanni Bossi e specializzata nella gestione dei crediti deteriorati nella sede di via San Marco 11.
Non basta, perché il nuovo CdA si ritroverà partecipazioni societarie devastanti: il fallimento di Attiva nel 2013 vale un euro, come la liquidazione di Zitac o il mega crac della Banca popolare di Vicenza.
E perfino i “muri” sono vincolati dalle banche con 23 ipoteche a garanzia: dalle celle frigo al nuovo grande terminal di via Inghilterra fino al fabbricato Aspiag di Corso Stati Uniti. A bilancio spiccano 122,4 milioni di euro di mutui con Cassa di Risparmio di Bolzano, Mediocredito Trentino Alto Adige, Banca popolare Etica, Crédit Agricole Friuladria, Iccrea Banca impresa, Cassa depositi e prestiti, Banco Desio, Banco Bpm e Banca popolare di Sondrio.
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