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Marangona a Verona come Alì a Padova: il centrosinistra messo in crisi dal consumo di suolo

Il sindaco di Verona Damiano Tommasi. Foto ufficio stampa Comune di Verona

di Gianni Belloni

A Padova è l’hub Alì, a Verona è la Marangona: sono i due progetti urbanistici che stanno mandando in tilt due amministrazioni di centrosinistra in Veneto.

Insistono entrambe nella rispettiva zona industriale (a Verona si chiama Zai, a Padova è l’ex Zip).

Il progetto veronese, sotto forma di accordo di programma, è ereditato dalla vecchia giunta di centrodestra, lasciato decadere dalla stessa compagine, presente da decenni nelle previsioni urbanistiche, riesumato dall’attuale sindaco civico del centrosinistra Damiano Tommasi e dall’assessora all’urbanistica Barbara Bissoli.

La delibera andrà nei prossimi giorni in consiglio comunale dove l’attende il “no” dell’assessore al bilancio Michele Bertucco – ambientalista, storico e coraggioso oppositore delle speculazioni promosse dalla giunte di destra in questi anni – e della consigliera Jessica Cugini, rappresentanti di Sinistra in Comune. I pronostici danno per probabile il ritiro delle deleghe a Bertucco da parte dei sindaco Tommasi.

In gioco la cementificazione di un milione e mezzo di metri quadri di area agricola di proprietà al 70% del Consorzio Zai e per il resto da piccoli proprietari (qui un approfondimento su vez.news). Per ora la previsione riguarda in particolare insediamenti per la logistica. Come a Padova, del resto.

Come a Padova gli oppositori lamentano una certa opacità nella procedura: “Malgrado quello che dice la giunta, andando a leggere la scheda norma del progetto si capisce che è pressoché sovrapponibile a quella elaborata dal centrodestra” racconta Lorenzo Albi, urbanista e storico esponente di Legambiente a Verona.

Nel programma della coalizione che ha portato Tommasi alla poltrona di sindaco si scrive a chiare lettere che verrà stilato un nuovo Piano urbanistico che “ponga delle basi solide per azzerare il consumo di suolo”.

Dopo essere stata celebrata durante la campagna elettorale, la promessa di uno “stop al consumo di suolo” si scontra con la dura realtà degli interessi consolidati. Come scrive il paesaggista Pierre Donadieu “il destino delle campagne è quello di essere definite dalle dinamiche di trasformazione delle città… esse non sono portatori di una forma, ma risultano da ciò che gli sta intorno”. I luoghi non edificati sono indifesi, oppongono una debole resistenza al cambiamento la loro preservazione è compito di coalizioni deboli e poco organizzate a differenza degli interessi forti ed influenti che spingono per la loro trasformazione.

In entrambi i casi i sindaci in carica sembrano pronti a sacrificare l’intesa all’interno della maggioranza pur di portare avanti il progetto urbanistico. Da qui è facile comprendere quale sia la priorità politica.   

La tutela dell’ambiente contraddistingue le coalizioni di centrosinistra in quanto retorica utile ad affermare identità in campagna elettorale, ma se si presenta la necessità di scegliere quali interessi tutelare a Verona come a Padova “le chiacchiere stanno a zero”, come si usa dire.

Sul tema del nuovo hub di Alì a Granze di Camin abbiamo già pubblicato:

Nella foto: il sindaco di Verona Damiano Tommasi. Fonte ufficio stampa Comune di Verona

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