Il 29 agosto 2023 venne riunita al Comune di Padova la commissione consiliare in merito al destino dell’area dell’Ex Macello. In proposito vennero pubblicati due articoli dai quotidiani il Mattino e il Gazzettino. L’articolo del Mattino riportava alcune inesattezze. L’articolo del Gazzettino aveva una verve più liberal, accattivante.
Riporto un estratto dal commento che feci in proposito perché tutt’ora attuale.
Nell’articolo parlava di “soldi, quelli da spendere e soprattutto quelli da guadagnare. Chi li guadagnerà? Una srl, già identificata e presente alla commissione consiliare del 29 agosto 2023, con cui il Comune stipulerà un accordo di partenariato previsto dal nuovo Codice dei Contratti. L’Assessore Colasio e i Dirigenti presenti hanno, a più riprese, detto “Emetteremo un bando per l’attribuzione dei lavori, a cui parteciperà la srl. Le Pleiadi; ma naturalmente sarà un bando aperto a tutti”. Mi domando come sia possibile che, stante questa già consolidata partnership, sarà possibile in futuro coinvolgere altri attori. A più riprese si è fatto riferimento alle due associazioni che oggi ostacolano il pieno restauro di uno degli stabili dell’area, minacciandone addirittura lo sgombero. Sono quelle stesse associazioni a cui, a differenza delle altre, tutte identificate in modo approssimativo nella CLAC, è stato concesso proprio dal Comune di restare nell’area, e con cui il Comune negli ultimi 3 anni ha anche promosso alcune iniziative. Ci si era domandati come mai questa disparità di trattamento, tra associazioni considerate fedeli, o forse buone più di altre: naturalmente mai ottenuto risposte, salvo apprendere che anche quel “matrimonio” è saltato.
Il progetto illustrato appare nebuloso per una serie di elementi:
a) il finanziamento e il ritorno di investimento. I soldi della Fondazione Cariparo ci sono davvero e sin da subito? È plausibile che in un museo della scienza come descritto vi siano circa 50.000/70.000 visitatori all’anno, in una città come Padova? Infine: è corretto che a fronte di un investimento di 2 milioni di euro dal privato, il privato possa fruire degli spazi assegnati gratuitamente? Facendo due conti, è come se il privato per 10 anni pagasse 16.600 euro/mese di affitto; e ammettendo che possa ricevere la visita di 50.000 persone anno, con un costo del biglietto “pop” a 10 euro, incasserebbe 500.000/anno. L’affitto rientrerebbe nell’investimento iniziale dei 2 milioni. Ma siamo sicuri che 500.000 euro/ anno siano sufficienti a garantire la qualità del servizio così decantata in commissione (ossia lavoratori e lavoratrici formati e giustamente pagati, strutture manutenute, innovazioni tecniche e tecnologiche ecc).? Se no, quanto costerà il biglietto per accedere a questo museo? E dunque, per quali tipologie di utenti sarebbe fruibile il museo, quelli con un reddito superiore a 50.000 euro?
b) come mai tutto il progetto di restauro e rigenerazione dell’area parte dall’area ristoro (caffetteria e ristorante)? Oggi, quando vado all’Ex Macello, la pizza, o la birra o il caffè li prendo alla pizzeria Albatros. Che bisogno o che urgenza c’è di rendere funzionante INNANZITUTTO una caffetteria? Chi sono i soggetti che potranno prendere in gestione la caffetteria? Possibile sia, come si vocifera, una importante scuola di formazione professionale alberghiera, e se sì, perché non rendere l’eventuale caffetteria appetibile a più soggetti?
Durante tutta la commissione, nessun riferimento alla Dichiarazione di uso Civico e Collettivo presentata dal gruppo di cittadini e associazioni di cui faccio parte.
Sembra proprio che a questa Amministrazione che ha vinto le elezioni, come la precedente, per essersi presentata come dialogante su temi innovativi (come i beni comuni), dei beni comuni proprio non interessi nulla”.
A quasi un anno di distanza, il 18 agosto 2024, il Gazzettino è riuscito in un’impresa davvero difficile: rendere ancora più rovente l’estate più calda di sempre. Apprendiamo dal Gazzettino, infatti, del grandioso progetto che questa Amministrazione Comunale ha valutato positivamente in merito all’area dell’Ex Macello di via Cornaro a Padova, a cura della Società Le Pleiadi.
Anche quest’anno, la lettura dell’articolo solleva dubbi e domande:
1) perché non si accenna neppure di striscio al fatto che l’area sia contornata da uno dei più importanti canali storici della città e da un lungo tratto di mura rinascimentali che termina con il Ponte delle Gradelle che, a sua volta, lo unisce col Torrione Buovo e con il complesso del Castelnuovo, luoghi chiave del percorso per la fruizione del Parco? Forse che l’Assessore Colasio e Le Pleiadi (assegnatarie in pectore dello spazio, per via diretta, a quanto pare, sebbene forse si farà un bando) non sappiano che nel frattempo da più di un decennio si sta lavorando ad un parco integrato delle Mura e delle Acque?
2) Di che apertura alle Associazioni si parla se
(a) il territorio non è stato informato né convocato
(b) alla dichiarazione di uso civico e collettivo su TUTTA l’area che ha al centro proprio le attività educativo-culturali NON è stato dato seguito (in contraddizione col regolamento comunale)?
3) Un’amministrazione comunale che abbia la trasparenza amministrativa tra i propri criteri guida dovrebbe smentire immediatamente quanto apparso sul giornale: non c’è stata nessuna gara, nessun avviso, nessun bando (call for ideas) sull’Ex Macello. È invece curioso come una società privata presenti un progetto su uno spazio pubblico e dica che l’Amministrazione comunale è disponibile a finanziare gran parte del progetto, così come la Cariparo.
4) Che tipo di impresa è quella Società che decide di investire 2,5 milioni in uno spazio pubblico che legalmente e normalmente viene assegnato per un periodo inferiore ai 9 anni?
5) Sappiamo che per ristrutturare gli spazi di palazzo Cavalli (sede attuale di un polo museale scientifico molto apprezzato, il Museo della Natura e dell’Uomo) sono stati investiti 24 milioni di cui 1,7 solo per la parte tecnologica, mentre tutto il materiale in esposizione – il contenuto – era già di proprietà di Università di Padova. Ci chiediamo se valga davvero l’impresa replicare un’esperienza museale (vero è che la cultura non è mai troppa) e soprattutto ci domandiamo, e lo domandiamo anche all’Università di Padova, come sia possibile pensare ad un museo cittadino senza collaborare con una delle università più stimate in Italia e senza prendere minimamente in considerazione il lavoro educativo e culturale che in quell’area viene già svolto e che le associazioni che operano in quell’area hanno sviluppato per 50 anni.
Annalisa Di Maso
Comunità di riferimento per l’Ex Macello
Foto: Ex Macello di Padova, di Vittoriana Tiersen