Quando nel 1930, al terzo anno del liceo Pigafetta di Vicenza, il professore chiese ai suoi studenti di svolgere un compito sull’Italia prima del fascismo e sui progressi raggiunti grazie al duce, uno studente consegnò il foglio in bianco, replicando al suo insegnante di non aver nulla da raccontare. Lo studente, l’unico della sua classe a non essere iscritto alle organizzazioni giovanili fasciste, aveva appena dato la sua prima, silenziosa lezione di coraggio. Quel ragazzo si chiamava Antonio Giuriolo. Per tutti, sarebbe diventato Capitan Toni, alla guida prima della formazione resistenziale dei “piccoli maestri” sull’Altopiano dei Sette Comuni e poi della brigata Matteotti Montagna sull’Appennino bolognese.
Intellettuale acuto, partigiano coraggioso, maestro silenzioso e di grande rigore, tra i fondatori del Partito d’Azione in Veneto, Antonio Giuriolo (Arzignano, 1912 – Lizzano in Belvedere, 1944) cadde il 12 dicembre 1944 proprio sul monte Belvedere, nell’Appennino tosco-emiliano, a soli 32 anni, colpito dai tedeschi mentre tentava di soccorrere un giovane compagno ferito.
La sua figura chiave della Resistenza veneta e nazionale è al centro del documentario La religione della libertà, diretto da Marco Zuin e Giulio Todescan, che sarà presentato in anteprima il 19 maggio al Cinema Odeon di Vicenza, prima tappa di un tour – attualmente in costruzione – che toccherà i luoghi più significativi legati alla sua storia, a partire da Bologna il 20 maggio e Lizzano in Belvedere il 21 giugno.
A ottant’anni dalla morte di Capitan Toni, medaglia d’oro al valor militare, il film restituisce un ritratto intimo profondo di un uomo capace di trasformare la cultura in una scelta di vita, in un dovere morale, la libertà in impegno quotidiano.
Un «nobilissimo esempio di educatore senza cattedra» come lo ha definito Norberto Bobbio, il cui insegnamento si svolgeva non nelle aule scolastiche – possibilità che gli era negata dal suo ostinato rifiuto di chiedere la tessera del Partito Nazionale Fascista, condizione indispensabile per poter accedere alle scuole statali – ma nella sua casa, tra le strade e i portici di Vicenza e nelle montagne delle Piccole Dolomiti che tanto amava.
Nel corso di conversazioni informali e anche casuali era la sua una relazione che non lasciava indifferenti, ma generava cambiamento, che però non veniva imposto né suggerito forzosamente, ma apriva a giovani cresciuti sotto la cappa conformista del regime fascista nuove dimensioni come la democrazia, i diritti, l’uguaglianza.
Nella sua rete di relazioni faceva circolare libri spesso proibiti dal regime come una copia de La democrazia in America di Tocqueville rocambolescamente portato da un viaggio a Parigi, e idee, tessendo una rete tra gruppi di giovani locali – tra cui lo scrittore Luigi Meneghello e gli altri del gruppo che diventerà poi dei “piccoli maestri” – e cellule di intellettuali antifascisti di orientamento liberal-socialista.
Realizzato su iniziativa della famiglia Giuriolo, La religione della libertà è prodotto da LIES – Laboratorio dell’Inchiesta Economica e Sociale aps e Working Title Film Festival, con il contributo dell’Istrevi – Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Vicenza “Ettore Gallo” e il supporto di oltre 120 co-produttori che hanno partecipato a una campagna di crowdfunding online. Gode del patrocinio del CAI Club Alpino Italiano, a cui Giuriolo era iscritto, e che a lui nel dopoguerra intitolò il rifugio di Campogrosso, sulle Piccole Dolomiti di Recoaro Terme.
A guidare il racconto sono gli occhi di due giovani studenti di oggi, impegnati in una ricerca d’archivio che diventa passaggio di testimone tra passato e presente: i giovani hanno preso parte al “Laboratorio Giuriolo” promosso dal Liceo Quadri di Vicenza e da Istrevi nell’anno scolastico 2022-23. Il film, attraverso i loro occhi, intreccia le voci dei partigiani che conobbero Giuriolo, Renzo “Tempesta” Ghiotto e Ferruccio Pilla, recuperate da archivi video inediti, con i ricordi dei tre nipoti, e ancora il contributo degli studiosi: Renato Camurri che ha raccolto in Antonio Giuriolo. Pensare la libertà (Marsilio) una selezione ragionata dei testi scritti tra il 1936 e i primi anni Quaranta, confluiti in 47 quaderni che svelano la sua formazione culturale e politica, in cui la scrittura diventa, una forma di raccoglimento interiore che prepara il passaggio alla lotta politica; e Antonio Trentin, autore di Toni Giuriolo. Un maestro di libertà (nuova edizione per Cierre del testo pubblicato nel 1984 per Neri Pozza) la prima biografia che ripercorre una vita breve e intensa culminata nel contributo dato alla fondazione del Partito d’Azione, a livello nazionale, intrecciando rapporti con figure come Norberto Bobbio, filosofo del diritto allora professore a Padova, e Aldo Capitini, primo teorico italiano della nonviolenza.
Il racconto si snoda attraverso i luoghi che hanno segnato la vita e l’impegno di Giuriolo: la casa di famiglia ad Arzignano, il Liceo classico Pigafetta di Vicenza dove studiò, le Piccole Dolomiti dove a Campogrosso viene documentata la dodicesima edizione del “Pellegrinaggio civile sui sentieri dei Piccoli maestri”, fino all’Appennino bolognese, a Lizzano in Belvedere, dove un cippo ricorda il luogo della sua morte. Questi luoghi diventano nel film mappa della memoria e insieme paesaggio interiore, capaci di riflettere ancora oggi il senso di una vita vissuta per gli altri.
Attraverso le fotografie, gli oggetti, i quaderni, i libri e i documenti custoditi negli archivi di Istrevi, del Museo del Risorgimento e della Resistenza e della Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza, prende forma un ritratto anti-retorico e autentico: quello di un giovane uomo che scelse di essere libero non con gesti clamorosi, ma con la quotidiana coerenza delle parole e delle azioni.
Le sue parole, i suoi scritti e la sua azione diventarono guida per i giovani educati nel conformismo fascista, aiutandoli ad aprirsi alla libertà e a una nuova coscienza critica: «Senza di lui non avevamo veramente senso, eravamo solo un gruppo di studenti alla macchia, scrupolosi e malcontenti; con lui diventavamo tutt’altra cosa: Antonio era un italiano in un senso in cui nessun altro nostro conoscente lo era; stando vicino a lui ci sentivamo entrare anche noi in questa tradizione», scrive Luigi Meneghello nei I piccoli maestri.
Il film è un atto di gratitudine verso chi ha saputo insegnare la libertà senza proclami, ma con l’esempio. Un messaggio forte per le nuove generazioni, perché — come scriveva un giovane Enzo Biagi su Patrioti, organo della 1a Brigata Giustizia e Libertà, il 15 febbraio 1945 — «in lui trovavano vita quegli ideali che animano i sogni dei giovani, perché c’era nel suo gesto, nella sua frase, un inestimabile calore umano».
Proiezioni
Anteprima assoluta: 19 maggio 2025, ore 20.45, Vicenza – Cinema Odeon
20 maggio, ore 20.45, Bologna – sede Trekking Italia
23 maggio, Colceresa (VI)
30 maggio, Montebelluna (TV) – Cinema Italia Eden)
21 giugno, Lizzano in Belvedere (BO) – Cinema Teatro La Pergola
Altre date arriveranno presto! Vuoi organizzare una proiezione? Scrivi a laboratorio.inchiesta@gmail.com
Note di regia
Marco Zuin, Giulio Todescan
La religione della libertà nasce come un breve ritratto per ricordare Antonio Giuriolo, “Capitan Toni”, a ottant’anni dalla sua morte. Una figura significativa per la Resistenza veneta e italiana, spesso limitata alla memoria locale, ma che merita uno spazio più ampio nella coscienza collettiva.
Nel corso della ricerca, il progetto si è ampliato, portandoci a riflettere sull’importanza dei “piccoli maestri” della Resistenza: educatori capaci di trasmettere pensiero critico e ispirare giovani a opporsi finalmente alla dittatura. Dietro molti gruppi di studenti partigiani o resistenti c’erano figure come Giuriolo, in grado di proporre una cultura come spazio di confronto e ricerca, non come propaganda. Ricostruire la loro formazione e le radici del loro dissenso non serve solo a comprendere la Resistenza storica, ma anche a riflettere sul valore della libertà oggi.
Il documentario ha un’apparente veste divulgativa: intende offrire una base di conoscenza su Giuriolo e sul contesto in cui ha vissuto, senza però fermarsi a un livello puramente informativo. Vuole essere un punto di partenza per interrogarsi sul significato della resistenza quotidiana, sul sacrificio personale e sulla ricerca di una libertà autentica.
Il film segue la ricerca di due studenti, vicini per età a Giuriolo, nel tentativo di comprendere il suo desiderio di capire e il suo impegno concreto. Giuriolo avrebbe potuto adattarsi al regime fascista, prendere la tessera del partito, insegnare e godere dei privilegi legati alla sua estrazione borghese. Invece, scelse l’opposizione, la fatica dello studio, il confronto con libri proibiti dal regime, rifiutando l’omologazione e il conformismo.
La sua passione per la montagna diventa simbolo di questa ricerca interiore e del rigore morale: luogo di resistenza fisica, di solitudine e confronto con se stessi. La fatica dello studio e l’impegno nel comprendere ciò che è complesso diventano strumenti di una resistenza culturale che precede e prepara quella armata.
Abbiamo cercato di raccontare questa complessità senza retorica, bilanciando testimonianze dirette, ricordi familiari, materiali d’archivio e narrazione visiva. L’obiettivo è offrire uno spazio di riflessione su cosa significhino libertà e impegno civile, ieri come oggi. Giuriolo ci insegna che resistere non è solo opporsi a un regime, ma anche compiere ogni giorno scelte difficili, nel nome della coerenza e della dignità personale.
Scheda del film
La religione della libertà
Un documentario sulla vita di Antonio “Capitan Toni” Giuriolo, maestro e partigiano
di Marco Zuin e Giulio Todescan
prodotto da
Lies – Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale aps
Working Title Film Festival
con il contributo di
Istrevi – Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della Provincia di Vicenza “Ettore Gallo”, iniziativa finanziata dalla Regione Veneto nell’ambito della L.R. 25/2022 “La Grande Guerra infinita”, con il sostegno di Comitato Nazionale Centenario di Nascita di Luigi Meneghello, Circolo Toni Giuriolo Fiap Vicenza, Anpi Comitato provinciale Vicenza, Cineforum V. Gagliardi Montebelluna, con il patrocinio del Club Alpino Italiano, in collaborazione con Biblioteca civica Bertoliana, Museo del Risorgimento e della Resistenza di Villa Guiccioli – Vicenza
con
Luciana, Pierantonio e Gianguido Giuriolo, Marcello Siviero, Elisabetta Vigolo, Riccardo Spanevello, Antonio Spinelli, Renato Camurri, Antonio Trentin, Giuseppe Mendicino, Paola Rossi, Paolo Piacenti, Renzo Ghiotto, Ferruccio Pilla, Corpo Bandistico Lizzanese, Complesso Strumentale V.E. Marzotto Città di Valdagno
regia, riprese e montaggio Marco Zuin
soggetto e produzione creativa Giulio Todescan
consulenza scientifica e organizzativa Marina Cenzon
suono in presa diretta Enrico Lenarduzzi
scenografo Marco Schiavon
sound design Saverio Damiani
color grading Francesco Marotta
grafiche Andrea Xausa
traduzione e sottotitoli Giulia Galvan
ufficio stampa Raffaella Bonora
distribuzione Marina Resta
Rassegna stampa
Corriere della sera, 22 aprile 2025, “Il maestro dei piccoli maestri” di Gian Antonio Stella
